Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri assistono Sara nella “azione civile contro la discriminazione”  proposta avanti il Tribunale di Lodi contro il rifiuto di assegnarle un lavoro occasionale come hostess in una manifestazione fieristica,  a causa della sua decisione di non toglierle il Hijab,  che porta per motivi religiosi.

La vicenda è particolare dal punto di vista della chiarezza degli elementi probatori (la società, in uno scambio di mail, ha dichiarato espressamente che avrebbe assegnato volentieri il lavoro  a Sara se solo avesse accettato di togliere il velo) e ripropone la questione della libertà di professione e di pratica religiosa – tutelata dall’art. 9 CEDU – e del  conseguente divieto di discriminazione religiosa:  in proposito la direttiva CE 2000/78 vieta qualunque restrizione nell’accesso al lavoro che sia connessa con ragioni religiose (come appunto le restrizioni riferite all’abbigliamento) salvo nel caso in cui la restrizione persegua una finalità tutelata dall’ordinamento e il requisito richiesto sia  proporzionato: secondo quanto esposto nel ricorso al Tribunale, nel caso di Sara la mera finalità di un ipotetico maggior utile dell’impresa non può assolutamente ritenersi tutelata  e soprattutto, nel bilanciamento di valori in gioco, il requisito non può ritenersi proporzionato in quanto fondato su un indimostrabile “rifiuto” della clientela di relazionarsi con una hostess col velo.

La vicenda ha avuto amplissima eco sulla stampa e sulle televisioni.

Leggi l’articolo su LaRepubblica del 12.04.2013

 

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