E’ discriminatorio il licenziamento per superamento del comporto della lavoratrice invalida adibita a mansioni non confacenti al proprio stato di salute.

Il Giudice del lavoro di Milano, con ordinanza del 21 maggio 2015, ha accolto il ricorso promosso dagli avvocati Guariso, Neri e Marzolla, con il quale una lavoratrice invalida al 60% ha chiesto l’accertamento della nullità del licenziamento per superamento del comporto.
Il Giudice ha ritenuto “inaccettabilmente discriminatorio” il comportamento del datore di lavoro che, dopo aver attribuito alla lavoratrice un carico di lavoro superiore a quello svolto in precedenza, ha rifiutato di sottoporla a visita del medico competente impedendo così ogni verifica sulla compatibilità delle mansioni. “Da qui” – prosegue l’ordinanza – “un peggioramento del suo stato di salute psichico, come conseguenza del suo stato di invalidità“. Il Tribunale di Milano ha inoltre richiamato la giurisprudenza della Corte di Giustizia (sentenza HD Danmark), secondo la quale “un lavoratore disabile è esposto al rischio ulteriore di una malattia collegata al suo handicap“.
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